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mercoledì 30 marzo 2022

la rubrica di Alessandro

Pesci rossi nell’arte


I pesci rossi sono  stati introdotti in Europa dall’estremo oriente già nel XVII secolo (negli Stati Uniti invece arriveranno solo nel 1850, diventando subito popolarissimi). Per via della loro livrea luccicante erano considerati simbolo di prosperità e così i pesci rossi divennero un tradizionale dono degli uomini sposati alle loro mogli, in occasione del primo anniversario di matrimonio.

Nei dipinti compaiono dentro una bella boccia di vetro così i pittori possono dare sfoggio della loro bravura nelle trasparenze e, soprattutto, nei riflessi.

Il primo quadro nel quale compare il pesce rosso è un dipinto che risale al 1765. Si tratta di un ritratto femminile completato dalla  boccia dei pesci rossi. Un gatto che cerca di afferrarli aggiunge alla scena ironia e naturalezza.

Il tema del ritratto con pesci nella boccia lascerà rapidamente il posto a scene più spontanee, in cui i personaggi sono intenti ad osservare i pesci. L’abbinamento più frequente è quello della donna elegante con boccia di pesci rossi. Non mancano immagini di bambini incantati a guardare il nuoto dei pesci. Ma forse i più interessati sono gli animali… i gatti, in particolare, si stanno già leccando i baffi!

Ma c’è un artista che, ancora più di bambini e gatti è rimasto stregato dai pesci nel loro vaso, fino a dedicare loro decine di tele. È Henri Matisse, uno dei pochi artisti del Novecento ad aver dipinto i pesci rossi.

Alessandro Iodice

mercoledì 23 marzo 2022

“Le loro idee camminano sulle nostre gambe”

Di Melissa Capitaneo

Classe IV sez.A Grafica e Comunicazione


Sono passati trent’anni da quando, a Palermo, in via D’Amelio,  è accaduta  una delle stragi di mafia più terribili della nostra nazione, l’esplosione che ha ucciso, il giudice Paolo Borsellino e la sua scorta tra cui la giovane poliziotta  Emanuela Loi. 

Emanuela Loi, una ragazza gioiosa e socievole, diplomata maestra che decise di tentare il concorso in polizia per far compagnia alla sorella Claudia, di due anni più grande che aveva la stessa passione. Fu lei e non Claudia a superare il concorso e a diventare poliziotta, combattendo contro tanti pregiudizi, c’era chi pensava che non fosse adatta a quel lavoro, ritenuto troppo pesante fisicamente e psicologicamente per una donna. Lei non si fece però demotivare dalle critiche, si preparò con entusiasmo, partendo dalla sua amata Sardegna per andare prima a Trieste e poi in altri luoghi fino a destinazione Palermo, dove fu assegnata al pool antimafia. Appena venne a conoscenza di dover partire per Palermo si confidò con la sorella. I famigliari erano preoccupati per lei ma, Emanuela volle rassicurarli.

 

In quel periodo, il 1992 il giudice Paolo Borsellino era consapevole di essere in pericolo, soprattutto dopo l’omicidio del suo amico e collega Giovanni Falcone , nonostante ciò, non aveva smesso di continuare con impegno il suo lavoro, con la consapevolezza di veder gravare la minaccia non solo su di lui, ma anche sulle persone a lui più vicine.

 

il 19 luglio del 1992, Emanuela Loi, la poliziotta “angelo” della scorta venne uccisa insieme al giudice e ad altri quattro agenti suoi colleghi, è stata la prima   donna poliziotto a morire per una strage si mafia. Emanuela  ha agito in nome della giustizia e per questo ha sacrificato la sua vita, avrebbe potuto non essere lì, poteva essere lontana da quel pericolo e così è stato. A soli ventiquattro anni, decise di voler proteggere il giudice in cui riponeva grande ammirazione. Borsellino disse: “E lei dovrebbe difendere me? Dovrei essere io a difendere lei” questa frase può sembrare maschilista ma in realtà voleva semplicemente intendere che l’avrebbe protetta.

suo coraggio nel non fuggire dimostra che ne era completamente all’altezza del suo ruolo.

Per Emanuela e per tutte le vittime delle mafie ci sentiamo di  dire, quello che dissero i ragazzi di Palermo dopo le stragi di Capaci e via D’Amelio:  “Non li avete uccisi, le loro idee camminano sulle nostre gambe”. 

 

 

XXVII giornata dell'Impegno per le vittime delle mafie

Per Giovanni Falcone

 


La mafia sbanda,

la mafia scolora

la mafia scommette,

la mafia giura

che l’esistenza non esiste,

che la cultura non c’è,

che l’uomo non è amico dell’uomo.

 

La mafia è il cavallo nero

dell’apocalisse che porta in sella

un relitto mortale,

la mafia accusa i suoi morti.

 

La mafia li commemora

Con ciclopici funerali:

Così è stato per te, Giovanni,

trasportato a braccia da quelli

che ti avevano ucciso.

 

 

 

Alda Merini










I miei occhi giacciono

In fondo al mare

Nel cuore delle alghe

E dei coralli.

Seduto se ne stava

E silenzioso

Stretto a tenaglia

Tra il cielo e la terra

E gli occhi

Fissi nell’abisso.

 

Peppino Impastato

 

 

 a cura di Alessandro Iodice

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

martedì 8 marzo 2022

Conoscere Giancarlo Siani


Giancarlo Siani giornalista italiano fu assassinato dalla camorra.

Egli si occupava principalmente di cronaca nera, studiando e analizzando i rapporti e le gerarchie delle famiglie camorristiche che controllavano il comune e i suoi dintorni.

Fu in questo periodo che iniziò anche a collaborare con l'Osservatorio sulla Camorra, periodico diretto dal sociologo Amato Lamberti.

Lavorando per il giornale “Il mattino”, Siani riuscì ad approfondire la conoscenza del mondo della camorra, dei boss locali e degli intrecci tra politica e criminalità organizzata, scoprendo una serie di connivenze che si erano stabilmente create all'indomani del terremoto in Irpinia, tra esponenti politici e il boss locale, Valentino Gionta, che, da pescivendolo ambulante, aveva costruito un business illegale partendo dal contrabbando di sigarette, per poi spostarsi al traffico di stupefacenti e infine controllando l'intero mercato di droga nell'area torrese-stabiese.

Le sue inchieste scavavano sempre più in profondità, tanto da arrivare a scoprire la moneta con cui i boss mafiosi facevano affari. Siani con un suo articolo accusò il clan Nuvoletta, alleato dei Corleonesi di Totò Riina e il clan Bardellino, esponenti della "Nuova Famiglia", di voler spodestare e vendere alla polizia il boss Valentino Gionta, divenuto pericoloso e scomodo per porre fine alla guerra tra famiglie.

Grazie un suo amico carabiniere il 10 giugno 1985, pubblicò delle informazioni in un articolo dove scrisse che l'arresto del boss Valentino Gionta fu reso possibile da una "soffiata" che esponenti del clan Nuvoletta fecero ai carabinieri. Secondo quanto successivamente rivelato dai collaboratori di giustizia, l'arresto di Gionta fu il prezzo che i Nuvoletta pagarono al boss Antonio Bardellino per ottenerne un patto di non belligeranza. La pubblicazione dell'articolo suscitò le ire dei fratelli Nuvoletta che, agli occhi degli altri boss partenopei e di Cosa nostra, facevano la figura degli "infami" Da quel momento i capo-clan Lorenzo e Angelo Nuvoletta decisero di eliminare Siani lontano da Torre Annunziata, per depistare le indagini. Giancarlo Siani venne ucciso intorno alle 20:30 del 23 settembre 1985 sotto casa sua, in via Vincenzo Romaniello, a pochi passi da piazza Leonardo, nel quartiere napoletano dell'Arenella. Gli assassini, con i volti scoperti, lo colpirono 10 volte alla testa con i colpi di due pistole Beretta 7,65.


GIORGIA NARDECCHIA

Gli appuntamenti della legalità


Il 07 marzo 2022, presso il nostro Istituto si è svolto un interessante incontro che ha visto protagonisti alcuni degli studenti del Dipartimento di Grafica e Comunicazione che hanno avuto la possibilità di intervistare Paolo Siani, fratello di Giancarlo Siani giornalista ucciso a soli 26 anni dalla camorra. l'iniziativa è stata curata dalle prof.sse Stefania Repola e Francesca Tammone.

Dopo la visione del film Fortapàsc di Marco Risi, i ragazzi hanno preparato delle domande che hanno posto al fratello del giornalista assassinato. 

I giovani “reporter” hanno così avuto l’opportunità di conoscere ancor di più attraverso le parole toccanti di Paolo Siani, la storia di un professionista serio che faceva il proprio dovere, che non aveva paura di raccontare la verità: un ragazzo allegro, brillante, che a bordo della sua Mehari verde sfidava a viso aperto il malaffare. Riguardo l’iniziativa Paolo Siani, fratello del giornalista ucciso, ha detto: “È stata una bella mattinata intensa e proficua, una piccola semina di speranza con la certezza che questi ragazzi si impegneranno nel nome di Giancarlo”

 

L’evento si inserisce in un percorso didattico intrapreso nell’ambito di una serie di percorsi didattici sulla legalità attivati dall’Istituto. Soddisfatto il Dirigente Scolastico, dott. Gennaro Bosso,  che ha fortemente voluto l’iniziativa, che ha dichiarato: “Nonostante la pandemia, ci stiamo spendendo molto per la diffusione dei percorsi di legalità, ci ha fatto immensamente piacere avere un testimone diretto della vicenda legata ad un giornalista libero, ucciso dalle mafie per non aver avuto paura di descrivere, nei suoi articoli, le malefatte della criminalità organizzata, colgo l’occasione per ringraziare Paolo Siani per la sua disponibilità e per le sue parole emozionanti e vive  che ci hanno fatto conoscere e ricordare una storia ed una persona che con il suo operato è un esempio per le nuove generazioni . 


https://www.facebook.com/2074743352753446/posts/3367424090152026/?d=n

 

 

lunedì 7 marzo 2022

Giornata internazionale della donna


A tutte le donne

Fragile, opulenta donna, matrice del paradiso

sei un granello di colpa

anche agli occhi di Dio

malgrado le tue sante guerre

per l’emancipazione.

spaccarono la tua bellezza

e rimane uno scheletro d’amore

che però grida ancora vendetta

e soltanto tu riesci

ancora a piangere,

poi ti volgi e vedi ancora i tuoi figli,

poi ti volti e non sai ancora dire 

 e taci meravigliata

e allora diventi grande come la terra

e innalzi il tuo canto d’amore.

Alda Merini

A tutte le donne che sono con me ogni giorno auguro con tutto il cuore buona festa

Alessandro Iodice

lavori a cura dei ragazzi del laboratorio dell'inclusione