I marò
Tra nuove accuse e incontri diplomatici, nonché malori e ricoveri, scorre 
lenta la vita di 
Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i due 
Marò detenuti in India dal febbraio 2012, con l’accusa di aver 
ucciso due pescatori durante un pattugliamento anti-pirateria. Il 
caso 
Marò non è ancora chiuso e anzi, tra un rinvio e l’altro, sembra 
lontana la sua conclusione. Il trasferimento a Nuova Delhi fa ben sperare, così 
come il fatto che la 
pena di morte non è prevista, ma intanto 
il tempo scorre per i due fucilieri, lontani da casa da tanto tempo.
Le udienze del processo subiscono continui rinvii. Difficoltà sono state 
riscontrate pure nelle indagini. Nel frattempo, si sono susseguiti tre 
ministri degli esteri italiani, ognuno tenuto a gestire questa 
patata bollente. Il 
caso Marò, dunque, è ancora aperto e 
chiuderlo non sarà facile. In tutto questo, le uniche certezze sono la morte dei 
due pescatori indiani e l’allontanamento da casa dei due fucilieri 
Salvatore Girone e Massimiliano Latorre. Ecco i momenti 
salienti della vicenda che tiene con il fiato sospeso l’Italia dal febbraio 
2012.
15 
febbraio 2012, l’inizio della vicenda
Il 15 febbraio 2012 
due pescatori indiani,
 Valentine 
Jalstine e Ajesh Binki, vengono uccisi da colpi di arma da fuoco al 
largo delle coste del Kerala; nello stesso giorno la Marina Italiana diffonde la 
notizia di un respigimento di un 
attacco di pirati contro la 
petroliera Enrica Lexie su cui viaggiano Massimiliano Latorre e 
Salvatore Girone in servizio antipirateria. Il giorno seguente, il comandante 
della petroliera approda nel 
porto di Kochi: i due fucilieri 
italiani 
vengono accusati della morte dei due pescatori, ma si 
difendono, chiarendo di aver sparato colpi di avvertimento. Il 19 febbraio i due 
Marò vengono 
arrestati: alloggiano in una guest house della 
polizia locale. Sul posto arriva il sottosegretario agli Esteri, 
Staffan 
De Mistura: per l’Italia l’India non ha giurisdizione per il processo 
visto che il fatto è avvenuto in acque internazionale. La vertenza tra i due 
paesi ha subito inizio.
5 marzo 2012, i due 
marò vengono trasferiti in carcere
Il 5 marzo 2012 i due Marò vengono 
trasferiti in carcere a 
Trivandrum, capitale dello Stato federale del Kerala, in una struttura separata 
dagli altri detenuti. Il 3 aprile iniziano gli 
interrogatori: 
il giudice della corte di Kollam chiede l’estensione della carcerazione 
preventiva fino al 30 aprile e il 18 maggio vengono comunicate le 
accuse 
di omicidio, tentato omicidio, danni e associazione per delinquere. Il 
clima si fa sempre più teso tra i due paesi dopo il no alla 
libertà su 
cauzione che verrà concessa il 30 maggio, con l’esclusione dell’accusa 
di terrorismo marittimo. Nel frattempo l’Italia raggiunge un 
accordo 
extragiudiziale per il risarcimento alle famiglie dei pescatori. Il 2 
giugno i due marò vengono 
rilasciati su cauzione, ma rimangono 
ancora in India, a Kochi.
22 dicembre 2012, 
il rientro in Italia per Natale
![Latorre e Girone sono ritornati a Kochi Rientro in India dopo Natale]() 
Dopo slittamenti e rinvii sul ricorso italiano per stabilire la giurisdizione 
del caso, il 22 dicembre i due Marò 
arrivano in Italia grazie 
al sì arrivato dalla Corte del Kerala per un 
permesso speciale in vista 
delle vacanze di Natale. Il 4 gennaio Latorre e Girone 
ritornano in India “per onorare la promessa”. Il 18 
gennaio la Corte Suprema stabilisce che il Kerala non ha giurisdizione sul caso 
perché l’incidente è avvenuto in acque internazionale: viene creato un 
tribunale speciale a New Delhi.
11 marzo 2013, 
l’incidente diplomatico
![Rientro in Italia  Salvatore Girone e Massimiliano Latorre I due Marò in Italia]() 
L’11 marzo 2013 l’ex ministro degli Esteri Giulio Terzi annuncia che i 
due Marò non rientrano in India dopo il permesso di quattro 
settimane concesso per le elezioni politiche di febbraio. 
Scoppia il 
caos tra l’Italia, che sostiene di aver la giurisdizione sui due marò, 
e l’India. Il 18 marzo viene 
fermato l’ambasciatore italiano in 
India, Daniele Mancini.
Per ottenere il rilascio dell’ambasciatore il 21 
marzo i due fucilieri vengono ricondotti in India. Terzi spiega di aver ottenuto 
garanzie sulla non applicazione della pena di morte, ma viene smentito dal 
collega indiano.
Il 25 marzo il tribunale speciale garantisce che il loro 
caso non implica la pena capitale.
26 marzo 2013, si 
dimette il ministro terzi
 
Il 26 marzo 2013, nel corso dell’informativa alla Camera sul caso, il 
ministro degli Esteri Giulio Terzi si dimette, scatenando 
reazioni veementi da parte dello stesso esecutivo Monti e del Capo dello Stato. 
Ad aprile arrivano 
primi segnali di apertura dell’India: viene 
concesso all’Italia di fare nuove indagini. Il governo indiano chiede al Nia di 
verificare la questione della competenza territoriale. Emma Bonino è a capo 
della Farnesina con il governo Letta. Il 29 aprile arriva un nuovo segnale di 
apertura.
11 novembre 2013, 
interrogati gli altri fucilieri
Gli altri quattro fucilieri a bordo dell’
Enrica Lexie il 
giorno dell’incidente, sono stati interrogati dall’
agenzia investigativa 
indiana via videoconferenza. Il 16 settembre dello stesso anno, gli 
investigatori avevano richiesto di interrogare gli altri marò, ma l’Italia si 
era rifiutata di inviare i quattro uomini a Nuova Delhi. Alla fine, si è 
acconsentito per un 
interrogatorio a distanza.
8 febbraio 2014, 
l’accusa di terrorismo internazionale
L’8 febbraio 2014, il ministro dell’Interno indiano, 
Rajnath 
Singh, autorizza la 
National Investigation Agency, la 
NIA, a sostenere l’accusa di 
terrorismo internazionale. La 
decisione si basa sul 
SUA Act, il corpo di leggi sulla 
Soppressione degli atti illegali. Tuttavia, il Ministro nega categoricamente che 
sia implicata la 
pena di morte per i due fucilieri, nonostante 
il tipo di accusa.
4 luglio 2014, 
Girone si diploma
In videoconferenza su Skype, 
Salvatore Girone ha tenuto la 
prova orale dell’esame di maturità. Il militare pugliese si è diplomato 
perito tecnico con una votazione di 87/100. Il marò aveva 
seguito le lezioni serali via internet dell’
Istituto Marconi di 
Bari. Secondo quanto riferito dai professori della commissione d’esame, 
Girone si sarebbe commosso per il risultato raggiunto.
31 agosto 
2014, La Torre ricoverato a Nuova Delhi
La sera del 31 agosto 2014, il Marò 
Massimiliano La Torre ha 
avuto un’ischemia ed è stato ricoverato in ospedale a 
Nuova 
Delhi. Appena venuta a conoscenza dell’accaduto, la ministra per la 
Difesa, 
Roberta Pinotti, è volata in India per accertarsi di 
persona dello stato di salute del militare italiano. Secondo le prime 
indiscrezioni, La Torre reagisce bene alle cure somministrate dal 
reparto di neurologia della clinica di Nuova Delhi. Accanto al 
Marò, anche i familiari, che si erano recati in visita proprio 
verso la fine di agosto. Fortunatamente, le condizioni del militare pugliese non 
sono preoccupanti. Resta la preoccupazione, ovviamente, per la sua sorte e 
quella del collega 
Salvatore Girone.
12 
settembre 2014, La Torre rientra in Italia per 4 mesi
La Suprema Corte Indiana ha dato il via libera al 
ritorno di 
Massimiliano La Torre in Italia per 4 mesi dopo l’ischemia che ha 
colpito il marò italiano lo scorso 31 agosto. L’istanza presentata dalla difesa 
di La Torre è stata quindi accolta dall’organo supremo indiano, il quale ha 
voluto 
garanzia scritta che il marò farà ritorno in India dopo 
il periodo di permesso accordato, fornita dall’ambasciatore a Delhi Daniele 
Mancini. Si spera che questo permesso, 
per cui il governo indiano si era 
detto favorevole senza voler porre ostacoli formali alla Corte, possa 
essere un primo passo per una collaborazione tra i due Paesi, affinché si trovi 
presto una soluzione e La Torre e il suo collega 
Salvatore 
Girone possano definitivamente rientrare in Italia dai loro familiari. 
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