Incontro con la poetessa Ilaria Palomba
Anche per l’anno scolastico 2016-2017, il nostro
Istituto ha organizzato la rassegna di appuntamenti con la ‘giovane poesia’,
dal titolo “4 incontri tra oralità e scrittura - esempi di giovane poesia contemporanea”,
giunta quest’anno alla IV edizione. Nell’ambito
del primo incontro abbiamo fatto delle
domande alla poetessa, riguardo alla sua vita, con la curiosità di sapere
quando ha iniziato a scrivere, se c’è stato un evento particolare che ha scatenato
questa passione letteraria e cosa ha ispirato le sue composizioni.
“Ho iniziato
da bambina, alle elementari; avevo una maestra molto brava, la maestra Rosa,
che ci faceva fare degli esercizi basati sulle similitudini che denominava ‘la
similitudine che diventa poesia’.
Ci faceva
lavorare sui sentimenti profondi, sulle paure; mi ricordo la poesia di un
bambino che apparteneva ad una famiglia disagiata, purtroppo molto povera; i suoi genitori spesso trascorrevano molto
tempo in carcere. Il titolo della poesia che questo bambino compose era: “La
paura somiglia alla cucina spenta di mia casa.”
Questa poesia
è una bomba! Pensavo. È sgrammaticata, però in quel momento mi ha così colpita
che ho poi iniziato a scrivere anche io e per conto mio.
Quali sono i temi, le circostanze e gli
argomenti che ispirano la sua scrittura?
“Uso spesso
il tema del disagio, dell’innocenza che si trasforma in mostruosità perché sono
convinta che la rabbia dei così detti “buoni” è più feroce di quelli che sono
quotidianamente abituati a sotterfugi; invece, se una persona è pura e viene delusa
si può arrabbiare veramente tanto; poi sicuramente ci sono i temi sull’amore
infelice”.
Dai testi che abbiamo letto si nota un
distacco tra lei e la società che è vista come qualcosa di negativo; è giusta
la nostra impressione?
“C’è una sorta
di rivolta nei confronti della società, intesa come qualcosa di verticistico, strutturata
da modelli che vengono posti dall’alto e a cui dobbiamo aderire. E’ in corso
una forte attenzione al sociale, un modo nuovo di intendere la società che cerca
di strutturarsi in una comunità di pari, una nuova condivisione tra persone
simili e anche diverse che nasce spontaneamente, senza che sia imposta; sono quelle
che Goethe chiamava le affinità elettive: ci si attrae tra persone che hanno
una sensibilità simile. Tutto ciò,
quindi, non viene dall’alto e lo considero molto prezioso.”
Che rapporto ha con l’ idea di Dio? Le
facciamo questa domanda perché c’è un verso in cui parla di un occhio di Dio
caduto nel fango.
“Io da bambina
vivevo in un piccolo paese e forse per ribellione rispetto ai miei genitori che
sono sempre stati atei mi sono iscritta al catechismo per stare insieme agli
altri; mi attraeva la Bibbia, il sentir parlare di Dio. Crescendo ho voluto confrontarmi
anche con altri tipi di religione
andando alla ricerca della spiritualità; ho così sviluppato una mia idea che è
lontana dalla religione rivelata ma vicina alla spiritualità.”
Visto che scrive anche narrativa, che
rapporto c’è tra questi due tipi di scrittura?
“C’è un
grandissimo rapporto; naturalmente è partito tutto con la poesia, alle
elementari ma ho poi ripreso a scrivere al liceo, ispirata da Baudelaire; la
narrativa è venuta dopo, quando ho provato
a scrivere racconti: non corretti forse drammaturgicamente e che non lasciavano
il lettore attaccato dalla prima all’ultima pagina. Questo perché non ero in
grado di costruire una storia perfetta. Ho perciò frequentato la scuola Omero
dove ho appreso gli strumenti della drammaturgia.”
Sappiamo che fa anche delle performance
artistiche basate sulla corporeità e allo stesso modo abbiamo notato nei testi
una particolare attenzione al corpo. È giusta la nostra impressione?
“Sì e questa attenzione al corpo è nata grazie al
confronto con alcuni scrittori, in particolare quello che mi ha permesso di
pubblicare il mio primo romanzo intitolato “Fatti male”. Fu lui a dirmi che
utilizzavo troppo le parole “animo”, “cuore”, “sentimento” ,”amore” ,”corpo”
ecc.”
Marta e Chahrazed
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