di Marica Angilletta
Sono trascorsi 3 mesi dalla fine delle vacanze e tanto è ancora l’amaro in bocca.
Quest’anno, però, in Calabria l’amaro è dovuto non soltanto alle vacanze ormai andate e allo stress lavorativo che già incalza: è la nostra terra o, meglio, quel che resta di essa, a farci provare un senso di frustrazione misto a rabbia che, perché non scorra via come l’acqua piovana di questi giorni di dicembre, è necessario fissare bene dentro e farne memoria.
La Calabria è bruciata, intorno a noi il verde è ormai per la maggior parte nero, in alcuni punti più fortunati giallognolo.
È stata una delle estati con più incendi degli ultimi decenni e i risultati sono sotto i nostri occhi, in evidenza, a ricordarci che, forse, era anche nostra responsabilità avere cura del nostro territorio e limitare i danni, per quanto possibile.
Il Comandante Provinciale del Corpo Nazionale dei Vigili del fuoco di Cosenza, Giuseppe Bernardo ha replicato che circa tremila incendi di vegetazione in sessanta giorni (luglio e agosto).
Esso ha affermato che: L’emergenza incendi in Calabria nell’estate 2021 è stata una delle più difficili ed importanti degli ultimi anni.
Per ritrovare numeri simili bisogna tornare indietro ai due anni neri degli incendi boschivi come il 2007 e il 2017.
Per circa tre settimane si sono registrati in provincia di Cosenza circa 60-70 incendi nelle 24 ore, con una contemporaneità, soprattutto nelle ore pomeridiane, di circa 20-30 focolai in punti diversi.
Il mio pensiero va al mio paese e ai sacrifici che ogni essere umano ha scontrato pur di avere un pezzo di terreno con i propri lavori, poiché oltre ai boschi troviamo case ed ettari di campi con cibo e piante.
Per distruggere un bosco ci vogliono poche ore, per rifondarlo e riportarlo allo stesso livello di prima ci vogliono anni.
E il bosco, la vegetazione e tutto quel che portano in sé sono la base della nostra stessa vita, distruggerli è come distruggere noi stessi e il nostro futuro.
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