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giovedì 27 novembre 2014

i marò mattiak47 e lory99

                                 I marò



Tra nuove accuse e incontri diplomatici, nonché malori e ricoveri, scorre lenta la vita di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i due Marò detenuti in India dal febbraio 2012, con l’accusa di aver ucciso due pescatori durante un pattugliamento anti-pirateria. Il caso Marò non è ancora chiuso e anzi, tra un rinvio e l’altro, sembra lontana la sua conclusione. Il trasferimento a Nuova Delhi fa ben sperare, così come il fatto che la pena di morte non è prevista, ma intanto il tempo scorre per i due fucilieri, lontani da casa da tanto tempo.


Le udienze del processo subiscono continui rinvii. Difficoltà sono state riscontrate pure nelle indagini. Nel frattempo, si sono susseguiti tre ministri degli esteri italiani, ognuno tenuto a gestire questa patata bollente. Il caso Marò, dunque, è ancora aperto e chiuderlo non sarà facile. In tutto questo, le uniche certezze sono la morte dei due pescatori indiani e l’allontanamento da casa dei due fucilieri Salvatore Girone e Massimiliano Latorre. Ecco i momenti salienti della vicenda che tiene con il fiato sospeso l’Italia dal febbraio 2012.





15 febbraio 2012, l’inizio della vicenda
Il 15 febbraio 2012 due pescatori indiani, Valentine Jalstine e Ajesh Binki, vengono uccisi da colpi di arma da fuoco al largo delle coste del Kerala; nello stesso giorno la Marina Italiana diffonde la notizia di un respigimento di un attacco di pirati contro la petroliera Enrica Lexie su cui viaggiano Massimiliano Latorre e Salvatore Girone in servizio antipirateria. Il giorno seguente, il comandante della petroliera approda nel porto di Kochi: i due fucilieri italiani vengono accusati della morte dei due pescatori, ma si difendono, chiarendo di aver sparato colpi di avvertimento. Il 19 febbraio i due Marò vengono arrestati: alloggiano in una guest house della polizia locale. Sul posto arriva il sottosegretario agli Esteri, Staffan De Mistura: per l’Italia l’India non ha giurisdizione per il processo visto che il fatto è avvenuto in acque internazionale. La vertenza tra i due paesi ha subito inizio.

5 marzo 2012, i due marò vengono trasferiti in carcere


Il 5 marzo 2012 i due Marò vengono trasferiti in carcere a Trivandrum, capitale dello Stato federale del Kerala, in una struttura separata dagli altri detenuti. Il 3 aprile iniziano gli interrogatori: il giudice della corte di Kollam chiede l’estensione della carcerazione preventiva fino al 30 aprile e il 18 maggio vengono comunicate le accuse di omicidio, tentato omicidio, danni e associazione per delinquere. Il clima si fa sempre più teso tra i due paesi dopo il no alla libertà su cauzione che verrà concessa il 30 maggio, con l’esclusione dell’accusa di terrorismo marittimo. Nel frattempo l’Italia raggiunge un accordo extragiudiziale per il risarcimento alle famiglie dei pescatori. Il 2 giugno i due marò vengono rilasciati su cauzione, ma rimangono ancora in India, a Kochi.

22 dicembre 2012, il rientro in Italia per Natale


Rientro in India dopo Natale


Dopo slittamenti e rinvii sul ricorso italiano per stabilire la giurisdizione del caso, il 22 dicembre i due Marò arrivano in Italia grazie al sì arrivato dalla Corte del Kerala per un permesso speciale in vista delle vacanze di Natale. Il 4 gennaio Latorre e Girone ritornano in India “per onorare la promessa”. Il 18 gennaio la Corte Suprema stabilisce che il Kerala non ha giurisdizione sul caso perché l’incidente è avvenuto in acque internazionale: viene creato un tribunale speciale a New Delhi.

11 marzo 2013, l’incidente diplomatico
I due Marò in Italia


L’11 marzo 2013 l’ex ministro degli Esteri Giulio Terzi annuncia che i due Marò non rientrano in India dopo il permesso di quattro settimane concesso per le elezioni politiche di febbraio. Scoppia il caos tra l’Italia, che sostiene di aver la giurisdizione sui due marò, e l’India. Il 18 marzo viene fermato l’ambasciatore italiano in India, Daniele Mancini.
Per ottenere il rilascio dell’ambasciatore il 21 marzo i due fucilieri vengono ricondotti in India. Terzi spiega di aver ottenuto garanzie sulla non applicazione della pena di morte, ma viene smentito dal collega indiano.
Il 25 marzo il tribunale speciale garantisce che il loro caso non implica la pena capitale.

26 marzo 2013, si dimette il ministro terzi


Giulio Terzi


Il 26 marzo 2013, nel corso dell’informativa alla Camera sul caso, il ministro degli Esteri Giulio Terzi si dimette, scatenando reazioni veementi da parte dello stesso esecutivo Monti e del Capo dello Stato. Ad aprile arrivano primi segnali di apertura dell’India: viene concesso all’Italia di fare nuove indagini. Il governo indiano chiede al Nia di verificare la questione della competenza territoriale. Emma Bonino è a capo della Farnesina con il governo Letta. Il 29 aprile arriva un nuovo segnale di apertura.

11 novembre 2013, interrogati gli altri fucilieri



Gli altri quattro fucilieri a bordo dell’Enrica Lexie il giorno dell’incidente, sono stati interrogati dall’agenzia investigativa indiana via videoconferenza. Il 16 settembre dello stesso anno, gli investigatori avevano richiesto di interrogare gli altri marò, ma l’Italia si era rifiutata di inviare i quattro uomini a Nuova Delhi. Alla fine, si è acconsentito per un interrogatorio a distanza.

8 febbraio 2014, l’accusa di terrorismo internazionale



L’8 febbraio 2014, il ministro dell’Interno indiano, Rajnath Singh, autorizza la National Investigation Agency, la NIA, a sostenere l’accusa di terrorismo internazionale. La decisione si basa sul SUA Act, il corpo di leggi sulla Soppressione degli atti illegali. Tuttavia, il Ministro nega categoricamente che sia implicata la pena di morte per i due fucilieri, nonostante il tipo di accusa.

4 luglio 2014, Girone si diploma



In videoconferenza su Skype, Salvatore Girone ha tenuto la prova orale dell’esame di maturità. Il militare pugliese si è diplomato perito tecnico con una votazione di 87/100. Il marò aveva seguito le lezioni serali via internet dell’Istituto Marconi di Bari. Secondo quanto riferito dai professori della commissione d’esame, Girone si sarebbe commosso per il risultato raggiunto.


31 agosto 2014, La Torre ricoverato a Nuova Delhi


maro india

La sera del 31 agosto 2014, il Marò Massimiliano La Torre ha avuto un’ischemia ed è stato ricoverato in ospedale a Nuova Delhi. Appena venuta a conoscenza dell’accaduto, la ministra per la Difesa, Roberta Pinotti, è volata in India per accertarsi di persona dello stato di salute del militare italiano. Secondo le prime indiscrezioni, La Torre reagisce bene alle cure somministrate dal reparto di neurologia della clinica di Nuova Delhi. Accanto al Marò, anche i familiari, che si erano recati in visita proprio verso la fine di agosto. Fortunatamente, le condizioni del militare pugliese non sono preoccupanti. Resta la preoccupazione, ovviamente, per la sua sorte e quella del collega Salvatore Girone.


12 settembre 2014, La Torre rientra in Italia per 4 mesi


La Suprema Corte Indiana ha dato il via libera al ritorno di Massimiliano La Torre in Italia per 4 mesi dopo l’ischemia che ha colpito il marò italiano lo scorso 31 agosto. L’istanza presentata dalla difesa di La Torre è stata quindi accolta dall’organo supremo indiano, il quale ha voluto garanzia scritta che il marò farà ritorno in India dopo il periodo di permesso accordato, fornita dall’ambasciatore a Delhi Daniele Mancini. Si spera che questo permesso, per cui il governo indiano si era detto favorevole senza voler porre ostacoli formali alla Corte, possa essere un primo passo per una collaborazione tra i due Paesi, affinché si trovi presto una soluzione e La Torre e il suo collega Salvatore Girone possano definitivamente rientrare in Italia dai loro familiari.








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