Ci sono giorni in cui non facciamo altro che ridere e altri in cui abbiamo bisogno di piangere. Si, ne abbiamo bisogno, quasi lo desideriamo. Struggersi tra le proprie lacrime è quanto di più profondo e liberatorio possa esistere.
Accumuliamo paure, incomprensioni, rabbia e dolori per poi ripescarli uno ad uno raccolti nell'esclusività delle nostre lenzuola.
Come amico un cuscino, e pianti, soli pianti e pianti da soli.
I singhiozzi si accavallano tra i cattivi pensieri e noi, quasi ingordi, non pensiamo ad altro che alla sfortuna, alla malasorte, alla sfiga.
E' cosi che ci piace definire ciò che abbiamo vissuto e che non avremmo mai voluto vivere. Climax ascendenti di memorie infauste, maree di brutti ricordi, rimorsi e rimpianti da potersene riempire il cuore e abbandonarlo come si fa con le scarpe rotte.
E invece no. Tutto quel casino, tutto quel dolore per poi smettere di piangere e ricominciare a SORRIDERE.
Tocchiamo il fondo per risalire più forti in superficie, e nuotare, di nuovo nuotare e continuare a vivere.
Rialzarsi sempre, cadere ancora, mollare MAI.
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