La Candelora
A cura di Alessandro Iodice
In Umbria e luoghi
limitrofi si usa un proverbio molto antico che dice:
"La Madonna
Candelora dell'inverno semo fora, ma se piove o tira vento nell'inverno semo
drento".
La
parola Candelora deriva dal latino festa candelarum e
va messa in relazione con l'usanza di benedire le candele, prima di accenderle e portarle
nella processione. I ceri vengono conservati nelle
abitazioni dei fedeli per essere riutilizzati, come accadeva in passato, per
ingraziarsi le divinità pagane, durante calamità meteorologiche, oppure nell'assistenza di una
persona gravemente malata, o nel caso di epidemie, o nell'attesa del ritorno di qualcuno
momentaneamente assente, o infine, come accade attualmente, in segno di
devozione cristiana. Anticamente, i seguaci
dei riti magici, nel giorno della Candelora verificavano se una
persona era colpita da malocchio seguendo queste modalità: immergevano tre
capelli dell'interessato in una bacinella d'acqua seguiti da tre gocce di olio,
precedentemente messo a contatto col dito dell'individuo. Alessandro
A questo punto,
secondo i seguaci della magia, se le gocce restavano intere e collocate nel
centro della bacinella, il soggetto non era stato affetto da malocchio, in
tutti gli altri casi invece sì. In molte culture esistono tradizioni che
attribuiscono al 2 febbraio, giorno della Candelora e della
"Purificazione, detto anche "giornata delle Cere", una capacità
di prevedere la fine dell'inverno, come nel caso del Giorno della marmotta negli Stati
Uniti e nel Canada. Il 2 febbraio è oggetto di numerosi proverbi dialettali
meteorologici, anche in contrasto fra loro.
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