La tradizione romana della festa di San Giuseppe
Il 19 è la festa del papà e a Roma si celebra San Giuseppe Frittellaro.
La tradizione di mangiare risale agli antichi romani.
La tradizione era di bruciare i residui del raccolto dell’anno precedente e fare un falò e preparare deliziose frittelle.
Alla fine del ‘500 la confraternita di San Giuseppe dei falegnami aveva fatto costruire una chiesa da Giacomo Della Porta.
Ogni anno la confraternita organizzava una messa e grandi mangiate di paste fritte.
Nel 1950, il poeta Checco Durante scrisse una poesia in romanesco per celebrare il 19 marzo.
San Giuseppe Frittellaro
San Giuseppe frittellaro,
tanto bono e tanto caro,
tu che sei così potente
da aiutà la pòra gente,
tutti pieni de speranza
te spedimo quest’istanza.
Fa sparì da su ‘sta tera
chi desidera la guera;
fa venì l’era beata
che la gente affratellata
da la pace e dal lavoro
nun se scannino tra loro.
Fa che er popolo italiano
ciabbia er pane quotidiano
fatto solo de farina
senza ceci ne saggina
di Checco Durante
Le zeppole di San Giuseppe
A Napoli
il 19 marzo si preparano le zeppole, una pasta fritta con crema su cui poggia
un’amarena.
La
prima ricetta è stata scritta nel 1837 dal gastronomo Ippolito Cavalcanti.
Una
leggenda racconta che le zeppole risalgono alla fuga in Egitto della sacra
famiglia. Sicché San Giuseppe, per mantenere Maria e Gesù, affiancò al mestiere
di falegname quello di friggitore e venditore ambulante di frittelle, divenendo
il patrono dei frittaroli.
La
parola zeppola potrebbe derivare dal latino serpula, serpe, a giustificare la
forma di serpente attorcigliato su se stesso.
Alessandro Iodice
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