In Arabia Saudita alcune leggi, che riguardano la donna, vanno di pari
passo con la religione islamica. Essendo un paese arabo in cui tutti i
cittadini sono musulmani, la legge, per alcune cose, segue il sacro libro
dell’islam, il Corano. La donna nel Corano non è sottomessa e neanche
arrendevole, anzi al contrario, la donna deve essere loggiata, apprezzata e
ringraziata. Purtroppo, il problema, il quale influisce nei pensieri di altre
persone riguardo l’islam, è la mentalità. In tempi passati la donna doveva
stare a casa, pulire, crescere i figli, obbedire e basta.
Oggi, in Arabia Saudita, la donna deve essere sottoposta alla tutela di una
figura maschile, che possa essere il padre, il fratello, il marito o il figlio
(nessun al di fuori di essi, perché potrebbero rovinare la sua reputazione e
quella della famiglia). La donna deve ubbidire a ciò che gli viene chiesto da
colui che la tutela, che possa essere riferito ai suoi abbigliamenti, lavoro,
futuro, ecc.…
La situazione, però si evoluta: nel 2013 trenta donne siedono al Consiglio
consultivo nominato dal re, il decreto reale aveva allora parlato di «pieni
diritti di partecipazione» ai dibattiti, al pari dei colleghi maschi; lo stesso, è
stato imposto alle donne il rispetto delle regole della sharia, compreso il
velo, e l’obbligo di sedersi in posti riservati, ai quali possono accedere solo
da un’entrata speciale. Il 24 giugno del 2018 le donne possono guidare: era
rimasto l’ultimo paese a vietare alle donne di guidare, e con la nuova
normativa con molte donne hanno già ottenuto la patente. L’evento ha
avuto grandissima eco nel paese tanto che molte donne si sono messe al
volante per affrontare la strada a mezzanotte e un minuto, a sottolineare
quanto fosse grande l’attesa, e quanto sia grande l’entusiasmo per la
novità.
“Sono sempre i paesi arabi/ musulmani che limitano la libertà delle donne”,
affermano molte persone, ma non è così. Oggi la Francia, un paese
europeo, vieta alle donne la libertà di espressione e di religione, vietando il
hijab (velo islamico) alle donne inferiori ai 18 anni e nei luoghi pubblici. La
legge è stata accompagnata da un messaggio politico: il governo francese
ha definito il velo integrale una “nuova forma di schiavitù che la
Repubblica non può accettare sul suo suolo”.
Secondo me, tutti siamo liberi ed uguali, indipendentemente dal sesso,
religione e origine. Sono contraria al niqab, il velo integrale nel quale sono
visibili solo gli occhi, perché quando vedo e parlo con una persona devo
riconoscerla, ma sono pro al hijab ed è obbligatorio nell’islam. Coprire il
corpo e i capelli davanti a persone sconosciute ed evitare gli sguardi
fastidiosi di persone ignoranti è lo scopo dell’hijab.
Oggi molte ragazze italiane musulmane con origini arabe che indossano
l’hijab, sui social media combattono ogni giorno contro coloro che le
insultano e le sminuiscono.
Le donne sono tutti uguali e tutti dobbiamo avere gli stessi diritti, e doveri.
Amina
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