Abbandoniamo le armi e uniformi. Vittorio De Sica ci porta in mezzo alla classe popolare della Roma di fine guerra e ci fa sedere al loro tavolo, descrivendo perfettamente che aria si respirasse e soprattutto quali linee di pensiero vigessero. In una messa in scena che farebbe invidia a buona parte dei film contemporanei, esploriamo l’ignoranza e la manipolazione di un popolo ingenuo e indifeso e siamo testimoni delle azioni più barbare e primitive dell’uomo.
Cesira (Sofia Loren, che riceverà l’Oscar per questo ruolo), scappa da Roma a causa dei bombardamenti per tornare nella sua città natale assieme alla figlia Rosetta (Eleonora Brown). Dopo varie traversie riuscirà ad arrivare nel villaggio, dove verrà accolta dalla gente del luogo, compreso Michele (Jean-Paul Belmondo), personaggio importante della storia. Qui dovrà scontrarsi con tutte le dinamiche che la guerra avrà in serbo per lei, in attesa del rientro a Roma.
Il film inizia con un bombardamento. Fin da subito De Sica vuole mettere in guardia lo spettatore, renderlo consapevole di star entrando in un’atmosfera che richiede alta attenzione e nella quale i sospiri di sollievo non sono permessi, ma soprattutto, mette lo spettatore dalla parte del popolo, disperato e impaurito, messo sullo stesso piano delle macerie. Serve un protagonista forte e intraprendente per esser in grado di affrontare tutto questo, ed è qui che la pellicola afferma la sua posizione, non seguiamo dei soldati, dei partigiani, seguiamo l’avventura di una vedova, proprietaria di un negozietto, le cui uniche cose che possiede sono la figlia e l’indipendenza. Cesira è quasi indifferente verso ciò che le succede attorno, non prende mai una posizione precisa a meno che non riguardi strettamente sua figlia o qualcuno a lei cara, ed è quindi il personaggio perfetto per aiutarci ad osservare le diverse correnti di pensiero che si scontrano.
Già durante il viaggio ma soprattutto una volta arrivati al villaggio notiamo una fedeltà egoista da parte del popolo. Cantano le canzoni e inneggiano al Duce, ma il vero vincitore della guerra non è di loro interesse. Il menefreghismo è ben espanso nelle menti di quei contadini e per questo vogliono solo metter fine alle proprie disgrazie, che corrono parallele rispetto a ciò che sta portando la guerra nelle grandi città. In tutto questo, bistrattano chi vuol guardare fuori dal proprio orticello, chi si preoccupa delle sorti di un’intera nazione, come Michele, che suo malgrado esprime concetti fin troppo fuori dalla portata dei suoi concittadini, in balia degli ideali fascisti. A lui si affezioneranno Cesira e Rosetta, non di certo per la condivisione degli ideali o per la grande apertura di pensiero ma quasi per pena, attirata dalla dolcezza di tutta quella tenacia quasi sprecata, ma comunque costante verso la propria famiglia.
Nel proprio corso narrativo, tutti questi concetti verranno ribaditi in sequenze fantastiche anche dal punto di vista della regia. La scenografia e disposizione dei personaggi è magistrale per la cura del comparto tecnico, a partire dal cast fino alla gestione delle inquadrature e delle luci. La macchina da presa viene usata per trasmettere ancora di più ciò che essa stessa riprende all’interno del film: ciò che il cinema come arte espressiva deve fare. Diverse scene hanno un pathos aumentato grazie a raffinate scelte stilistiche, che riguardino la fotografia o la messa in scena dei personaggi.
Queste caratteristiche si ritrovano nella sequenza che segna la svolta dell’intero film. Dopo aver vissuto e affrontato tutto ciò che la guerra ha posto dinnanzi al popolo italiano, Cesira e Rosetta dovranno fronteggiare qualcosa di ancora peggiore. La politica sparisce e rimane soltanto la guerra o meglio il dominio, intesi come parte integrante della natura dell’uomo. L’insieme di questi due fattori scoppia all’interno di un luogo sacro, una Chiesa – nel mirino della critica del regista – in cui la donna e la bambina, saranno vittime della violenza più grave che potessero subire, in un episodio che richiama appieno le marocchinate. Il silenzio avvolgerà gran parte dei minuti post atto e saranno seguiti soltanto da disperazione. Questa sequenza è l’ultima rappresentazione di un concetto che viene suggerito per l’intera durata della pellicola, in quel mondo, non è permesso non aver paura.
Rosetta, profondamente provata, tenterà di allontanarsi dalla madre, la quale nonostante tutto ha tentato di rimaner forte e determinata per poter continuare a prendersi cura della figlia, ma al minimo accenno di quell’allontanamento, dovrà riportare la figlia con i piedi per terra dandole la notizia di una morte dolente quanto già prevista. Cesira riavvicinerà sua figlia grazie alla disperazione e alla condivisione di essa mettendo fine al film.
La guerra è infinita per chi è senza potere.
SCHEDA TECNICA
Paese di produzione: Italia, Francia
Anno: 1960
Durata: 100 min
Dati tecnici: B/N
rapporto: 1,85:1
Genere: drammatico, guerra
Regia: Vittorio De Sica
Soggetto: dall’omonimo romanzo di Alberto Moravia
Sceneggiatura: Cesare Zavattini
Produttore: Carlo Ponti
Casa di produzione Compagnia Cinematografica Champion, Les Films Marceau, Cocinor,
Société Générale de Cinématographie
Distribuzione in italiano: Titanus
Fotografia: Gábor Pogány
Montaggio: Adriana Novelli
Effetti speciali: Serse Urbisaglia
Musiche: Armando Trovajoli
Scenografia: Gastone Medin
Trucco: Giuseppe Annunziata
Interpreti e personaggi
Sophia Loren: Cesira
Jean-Paul Belmondo: Michele
Eleonora Brown: Rosetta
Carlo Ninchi: Filippo, il padre di Michele
Raf Vallone: Giovanni
Emma Baron: Maria
Andrea Checchi: il federale
Pupella Maggio: una contadina
Bruna Cealti: una sfollata
Antonella Della Porta: la madre impazzita
Franco Balducci: il tedesco nel pagliaio
Luciano Pigozzi: scimmione
Vincenzo Musolino: il piccolo
Ettore Mattia: il passeggero sul treno
Renato Salvatori: Florindo il camionista
Mario Frera: Peppuccio
Curt Lowens: ufficiale tedesco batteria contraerea
Doppiatori originali
Achille Millo: Michele
Corrado Gaipa: Filippo, il padre di Michele
Recensione di Francesco Gentile, V AT
Scheda tecnica a cura di Leonardo Ragazzini, V AT
Correzione di bozze a cura di Flavio Trabelsi, V AT
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