il razzismo
Il termine razzismo, nella sua definizione più semplice, si riferisce ad un'idea, spesso preconcetta e comunque scientificamente errata, come dimostrato dalla genetiche delle popolazioni e da molti altri approcci metodologici, che la specie umana possa essere suddivisibile in razze biologicamente
distinte, caratterizzate da diverse capacità intellettive, valoriali o
morali, con la conseguente convinzione che sia possibile determinare una gerarchia
secondo cui un particolare, ipotetico, raggruppamento razzialmente
definito possa essere definito superiore o inferiore a un altro.
Non ci sono due esseri umani geneticamente identici. Anche i gemelli
monozigoti, che sviluppano da uno zigote, hanno frequenti differenze
genetiche dovute a mutazioni che si verificano durante lo sviluppo. Le
differenze tra gli individui, anche strettamente correlati, sono la
chiave per tecniche come il fingerprinting genetico. I principali
elementi di variazione biologica umana hanno distribuzioni indipendenti e
non possono essere compresi se l'ipotetica esistenza di "razze" viene
assunta come punto di partenza. A livello colloquiale, il termine razza riferito alla specie umana
provoca frequenti fraintendimenti, anche per l'utilizzo differente da
quello della lingua inglese che possiede termini come race (anche in senso generico), kind (tipo, razza), breed (nel senso di ceppo zoologico) e progeny
(nel senso di progenie, schiatta); con la traduzione nel differente
contesto linguistico italiano, si verificano facilmente slittamenti di
senso. In senso scientifico (di scienza attuale) ed in lingua italiana
le razze umane non esistono, e quelle zoologiche sono confinate nel
campo zootecnico degli animali domestici. La specie umana, come diverse
altre, è soggetta ad una continua variazione clinale, senza soluzione di continuità da un gruppo ad un altro.
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