Il
giorno 9 aprile 2018 presso l’istituto Emanuela Loi di Nettuno si è svolto
l’incontro sul progetto sulla legalità con il Cavaliere dott. Pescuma. Al
termine di questo incontro è stata svolta un’ intervista al dott. Pescuma svolta
da alcuni studenti della classe quinta B
AFM, sulle tematiche affrontate durante la giornata, ovvero
i temi di alcool, droga, sicurezza stradale e bullismo.
D:
Da dove nasce la passione per questo
lavoro e per questo progetto di legalità?
R:
La passione per questo lavoro nasce
dalla tipologia di lavoro fatto nella vita, e da quello che si è sviluppato nel
proseguo della mia attività lavorativa. Lavorando nella polizia, nel tempo, mi
sono dedicato alla formazione, in genere, prevalentemente per gli adulti, ma
durante la mia carriera ho incontrato un parroco che mi ha chiesto di spiegare
l’effetto dell’alcool ai giovani, cosi questo è stato un modo entrare nel mondo
dei ragazzi e parlare di droga, alcool, e sicurezza sulla strada, argomenti
pertinenti e di competenza del mio lavoro. Inoltre essendo volontario nella
croce rossa mi occupo della formazione e protezione della salute e la
salvaguardia soprattutto dei giovani, ed essendo esercente avvocato e
competente nella sicurezza stradale è stato possibile trattare queste tematiche
nel loro insieme.
D:
Alcool, droga e sostanze simili vengono usate da molti giovani di oggi, secondo
lei è possibile eliminare la droga che c’è in circolazione?
R:
L’eliminazione della droga è come volere eliminare a tutti i costi il ladro o
una pianta; la verità è che più che eliminare il problema è convincere le
persone che questo problema va evitato, attraverso l’educazione, la formazione,
perché il problema non sono le piante ma è come si fa uso quest’ultime; e
sostanzialmente non vale la pena combattere mettendo degli argini alla
diffusione o distribuzione di cui la legge già si occupa, ma l’importante è far
capire le conseguenze a chi ne volesse fare uso; perciò il giovante talvolta si
ritrova in condizioni di non poter far fronte ad una situazione perché
l’effetto è a lui ignoto, quindi oggi l’obiettivo è stato quello di poter fare
formazione e dare informazioni per chi non conoscesse questi effetti.
Combatterle o eliminarle è pressocché impossibile.
D:
La scuola oggi è il soggetto attraverso il quale si fa conoscere la cultura
della legalità ai ragazzi, ma anche dopo averla conosciuta, i giovani di oggi
continuano a vivere come prima, cioè continuare ad utilizzare queste sostanze.
Perché secondo lei? Forse la scuola non riesce a pieno a raggiungere il suo
scopo di educatore?
R:
La scuola è una delle componenti di educatore, tant’è che la scuola in quanto
tale nella sua azione di didattica e di cultura abbia già il suo gran da fare.
Una cosa che oggi è svolta poco è l’intervento della famiglia, perché è in seno
alla famiglia che partono alcuni comportamenti e vengono a loro volta
alimentati. Perciò anche se la scuola come ruolo di educatore ha docenti
specializzati, non per questo si può pensare che da sola sia la soluzione.
Quindi la scuola, le istituzioni, il volontariato e i stessi teenegers, insieme
possono essere la soluzione di questi problemi.
D:
Secondo lei, l’imposizione di punizioni per chi fa uso di queste sostanze, può
porre fine all’uso di esse?
R:
La punizione nel nostro sistema giuridico ha come obiettivo e funzione il
recupero, inoltre ha lo scopo di cercare di coinvolgere il trasgressore a
renderlo cosciente che sta sbagliando condotta. Infatti la sanzione ha come
fine non punire chi ha provocato il danno ma cercare di recuperarlo nella buona
condotta e per fargli evitare di commettere in futuro lo stesso errore. Infatti
quando l’avvocato ha parlato degli omicidi stradali si è avuta la percezione
precisa del comportamento da adottare.
D:
Per quanto riguarda il bullismo, come
noi giovani possiamo preventivare questo fenomeno, dato che nella società di
oggi chi si sente diverso da un gruppo viene estraniato da esso?
R:
Il bullismo è un tema che oggi fa molto
clamore, fortunatamente oggi è molto parlato sia nelle scuole che su internet o
nei telegiornali. Precedentemente la professoressa Borrelli mi ricordava che
prima questo argomento era come un tabù, perché secondo il pensiero di allora
parlare di bullismo voleva dire alimentare il bullismo, ma questo è falso,
perché alla base della formazione c’è l’informazione. Oggi ad esempio la
dott.ssa Nardini vi ha mostrato attraverso un video, “un diverso”, con un
messaggio chiaro, ovvero che ci deve essere la presa di posizione anche da
parte del diverso e come ho introdotto il mio discorso all’inizio, alla base di
tutto ci deve essere il rispetto. Inoltre la cultura comune e il senso comune
aiutano molto, perché fare appello anche agli spettatori del bullismo. Ho detto
anche oggi che il bullismo ci interessa sia come bullizzati che come bulli,
perché anche chi non lo riceve il bullo come atto di destinazione lo subisce
indirettamente, perché o è un aggregato, o è uno che soffre intorno o è uno che
non può fare nulla perché il bullo glielo impone. Anche le famiglie soffrono di
avere il bullo in casa perché hanno delle ripercussioni, che possono essere a
carattere penale, infatti c’è una gran differenza tra la minaccia e la
ragazzata, tra l’estorsione e la stupidaggine, fatte in vario modo ma con
valenze diverse. Inoltre non appena si diventa sedicenne non si palra più di
ragazzata ma di minaccia, ingiuria o di istigazione all’omicidio. Perciò
preventivare significa fare cultura, ovvero parlare, perché c’è un mondo pronto
ad ascoltare.
Cogliamo
l’occasione per ringraziare il Dott. Pescuma, la dott.ssa Nardini e l’avvocato
Pescuma Denni, per la loro disponibilità, per il lavoro svolto con molta
dedizione ma soprattutto per la loro cordialità nel rispondere alle domande
poste dallo studente Alessandro Lanzuisi
della classe 5B afm, con il supporto della professoressa Borrelli e la
professoressa Sacco che hanno curato il progetto.
Lanzuisi
Alessandro 5B afm
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