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venerdì 31 marzo 2017

Incontro con la poetessa Ilaria Palomba



Anche per l’anno scolastico 2016-2017, il nostro Istituto ha organizzato la rassegna di appuntamenti con la ‘giovane poesia’, dal titolo “4 incontri tra oralità e scrittura - esempi di giovane poesia contemporanea”, giunta quest’anno alla IV edizione. Nell’ambito del primo incontro abbiamo fatto delle domande alla poetessa, riguardo alla sua vita, con la curiosità di sapere quando ha iniziato a scrivere, se c’è stato un evento particolare che ha scatenato questa passione letteraria e cosa ha ispirato le sue composizioni.
“Ho iniziato da bambina, alle elementari; avevo una maestra molto brava, la maestra Rosa, che ci faceva fare degli esercizi basati sulle similitudini che denominava ‘la similitudine che diventa poesia’.
Ci faceva lavorare sui sentimenti profondi, sulle paure; mi ricordo la poesia di un bambino che apparteneva ad una famiglia disagiata, purtroppo molto povera;  i suoi genitori spesso trascorrevano molto tempo in carcere. Il titolo della poesia che questo bambino compose era: “La paura somiglia alla cucina spenta di mia casa.”
Questa poesia è una bomba! Pensavo. È sgrammaticata, però in quel momento mi ha così colpita che ho poi iniziato a scrivere anche io e per conto mio.
Quali sono i temi, le circostanze e gli argomenti che ispirano la sua scrittura?
“Uso spesso il tema del disagio, dell’innocenza che si trasforma in mostruosità perché sono convinta che la rabbia dei così detti “buoni” è più feroce di quelli che sono quotidianamente abituati a sotterfugi;  invece, se una persona è pura e viene delusa si può arrabbiare veramente tanto; poi sicuramente ci sono i temi sull’amore infelice”.
Dai testi che abbiamo letto si nota un distacco tra lei e la società che è vista come qualcosa di negativo; è giusta la nostra impressione?
“C’è una sorta di rivolta nei confronti della società, intesa come qualcosa di verticistico, strutturata da modelli che vengono posti dall’alto e a cui dobbiamo aderire. E’ in corso una forte attenzione al sociale, un modo nuovo di intendere la società che cerca di strutturarsi in una comunità di pari, una nuova condivisione tra persone simili e anche diverse che nasce spontaneamente, senza che sia imposta; sono quelle che Goethe chiamava le affinità elettive: ci si attrae tra persone che hanno una sensibilità simile.  Tutto ciò, quindi, non viene dall’alto e lo considero molto prezioso.”
Che rapporto ha con l’ idea di Dio? Le facciamo questa domanda perché c’è un verso in cui parla di un occhio di Dio caduto nel fango.
“Io da bambina vivevo in un piccolo paese e forse per ribellione rispetto ai miei genitori che sono sempre stati atei mi sono iscritta al catechismo per stare insieme agli altri; mi attraeva la Bibbia, il sentir parlare di Dio. Crescendo ho voluto confrontarmi  anche con altri tipi di religione andando alla ricerca della spiritualità; ho così sviluppato una mia idea che è lontana dalla religione rivelata ma vicina alla spiritualità.”
Visto che scrive anche narrativa, che rapporto c’è tra questi due tipi di scrittura?
“C’è un grandissimo rapporto; naturalmente è partito tutto con la poesia, alle elementari ma ho poi ripreso a scrivere al liceo, ispirata da Baudelaire; la narrativa è venuta dopo, quando  ho provato a scrivere racconti: non corretti forse drammaturgicamente e che non lasciavano il lettore attaccato dalla prima all’ultima pagina. Questo perché non ero in grado di costruire una storia perfetta. Ho perciò frequentato la scuola Omero dove ho appreso gli strumenti della drammaturgia.”
Sappiamo che fa anche delle performance artistiche basate sulla corporeità e allo stesso modo abbiamo notato nei testi una particolare attenzione al corpo. È giusta la nostra impressione?
“Sì  e questa attenzione al corpo è nata grazie al confronto con alcuni scrittori, in particolare quello che mi ha permesso di pubblicare il mio primo romanzo intitolato “Fatti male”. Fu lui a dirmi che utilizzavo troppo le parole “animo”, “cuore”, “sentimento” ,”amore” ,”corpo” ecc.”






Marta e Chahrazed

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