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giovedì 22 maggio 2014



Il caldo non se ne va. Nemmeno ora che il sole è calato. Forse la colpa è dell'asfalto che assorbe e trattiene il calore e poi di notte lo ributta addosso alle persone per soffocarle.
Caldo e rumore. Le finestre aperte, la televisione del vicino è come averla in casa, il giradischi suona a volume troppo alto, i centauri delle notti d'estate fanno vibrare le mura e il cervello con i loro scappamenti strafottenti: come stare seduti in mezzo alla strada.
Maledette serate senza un cane che conosca per mangiare insieme.
Tutti via per il weekend.
E io che devo lavorare anche il sabato. Dieci telefonate e non mi ha risposto nessuno.
Andrò a prendere un gelato da solo e poi mi butterò a letto, sicuro di non dormire con i rumori della strada sotto il cuscino. Potrò leggere fino a tardi, oppure studiare un po'.
Mi accosto alla finestra. Un vecchio signore impettito, giù in strada, porta a passeggio il suo cane.
Due giovani stanno seduti sul marciapiede di fronte e leccano stancamente un ghiacciolo,
bisbigliando ogni tanto fra loro.
Scene domestiche dalle finestre illuminate.
Mi frugo nella tasca della giacca di tela alla ricerca di una sigaretta.
All'improvviso un giorno d'estate arriva un acquazzone e tutti i bambini scappano a ripararsi al coperto.

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