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giovedì 18 marzo 2021

La Rubrica di Alessandro

 

La tradizione romana della festa di San Giuseppe




Il 19 è la festa del papà e a Roma si celebra San Giuseppe Frittellaro.

La tradizione di mangiare risale agli antichi romani.

La tradizione era di bruciare i residui del raccolto dell’anno precedente e fare un falò e preparare deliziose frittelle.

Alla fine del ‘500 la confraternita di San Giuseppe dei falegnami aveva fatto costruire una chiesa da Giacomo Della Porta.

Ogni anno la confraternita organizzava una messa e grandi mangiate di paste fritte.

Nel 1950, il poeta Checco Durante scrisse una poesia in romanesco per celebrare il 19 marzo.

San Giuseppe Frittellaro

San Giuseppe frittellaro,

tanto bono e tanto caro,

tu che sei così potente

da aiutà la pòra gente,

tutti pieni de speranza

te spedimo quest’istanza.

 

Fa sparì da su ‘sta tera

chi desidera la guera;

fa venì l’era beata

che la gente affratellata

da la pace e dal lavoro

nun se scannino tra loro.

 

Fa che er popolo italiano

ciabbia er pane quotidiano

fatto solo de farina

senza ceci ne saggina

di Checco Durante

 

Le zeppole di San Giuseppe

A Napoli il 19 marzo si preparano le zeppole, una pasta fritta con crema su cui poggia un’amarena.

La prima ricetta è stata scritta nel 1837 dal gastronomo Ippolito Cavalcanti.

Una leggenda racconta che le zeppole risalgono alla fuga in Egitto della sacra famiglia. Sicché San Giuseppe, per mantenere Maria e Gesù, affiancò al mestiere di falegname quello di friggitore e venditore ambulante di frittelle, divenendo il patrono dei frittaroli.

La parola zeppola potrebbe derivare dal latino serpula, serpe, a giustificare la forma di serpente attorcigliato su se stesso.




Alessandro Iodice

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