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mercoledì 23 maggio 2018

Attimi estemporanei

Una spazzola in mano ed uno specchio a volte fanno miracoli. A volte, invece, sono solamente io che canto davanti allo specchio alle sette di mattina. I capelli bagnati mi svolazzano di qua e di là inumidendomi le spalle e bagnandomi la maglietta.
Quando smetto di cantare mi lego i capelli in una coda alta senza asciugarli, perché siamo in estate piena e di usare il fono non se ne parla proprio. Mi guardo a lungo allo specchio cercando ogni singolo particolare che potrebbe essere cambiato negli ultimi anni: una lentiggine in più, il naso più all'insù oppure i capelli un po' più lunghi. Niente cambiamenti.
Sospiro a fondo prima di infilare la felpa verde e le scarpe dello stesso colore, allungo una mano sullo specchio ed in pochi secondi la vedo scomparire in esso.
Mi immergo completamente nelle onde dello specchio ed in poco tempo cado nel vuoto per minuti che sembrano infiniti. Poi rallento, ed i miei piedi si poggiano delicati sulla terra ferma.
Sorrido quando un brivido mi percorre la schiena: Inverno.
Non so ancora che nome dare alla mia scoperta, avvenuta circa un anno fa. Ma la pioggerella che cade leggera a terra mi rilassa in un secondo e il rosso dell'erba rende tutto più vivace. Le piante si arrampicano ovunque, anche sulle fabbriche sospese dal terreno. I fili tengono insieme tutto il pianeta. Se ne vanno su' e spariscono nel cielo, ma non crederete di certo che non siano attaccati a nulla; il fatto è che poche persone sono riuscite ad arrivare in cima e pochissime sono riuscite ad arrivare in cima e pochissime sono riuscite a loro volta a tornare indietro. Quelle poche persone non ricordano mai quello che è successo oltre le nuvole.
Un filo si spiega proprio davanti a me e senza che io muova un muscolo si lega alla mia vita tirandomi in alto di due metri. E' così che funziona qui: tutti sono sospesi e l'inverno sembra infinito. Il tempo non esiste nel luogo  in cui mi trovo adesso e quando tornerò al mio universo sarà come se il tempo ripartisse da dove l'ho lasciato.
In questo momento sto pensando di muovermi e senza che io dica o faccia nulla il filo inizia a muoversi lungo la strada tracciata dal mio pensiero.
In un intero anno ho imparato a non distogliere mai il pensiero dalla mia meta ed evitare che il filo impazzisca.
Sorpasso case di tutte le forme e dimensioni: ottagonali, esagonali, tonde e addirittura a forma di parallelogramma. Sorrido ammirando i fiori blu, colore dell'universo, presenti su ogni balcone e su ogni finestra.
Le persone mi guardano serie e con diffidenza: perché i miei occhi non sono grandi e azzurri come i loro, la mia testa non è provvista di antenne e le mie mani hanno cinque dita divise fra loro. Lo so che ognuna di loro pensa che io sia una spia, in realtà sono solamente una di loro... in un mondo parallelo.
"Laura!" L'urlo mi arriva nella testa e io mi rigiro per capire dove sia.
"Lava?" Chiedo ad alta voce, e tutti loro sgranano gli occhi come se avessi commesso un peccato carnale.
"Ma che fai? Urli?" Mi dice, ed ora la sto guardando ma le sue labbra non si muovono. Sorrido dolcemente aprendo le braccia e stringendomela addosso. "Mi sei mancata!" Sussurro, causandole un sorriso.
"Ci hai messo tanto a tornare, ti aspettavo prima!" Io annuisco mentre sciolgo il nostro abbraccio e sussurro uno "scusami" pentito prima di osservarla. 
Aveva i miei stessi capelli con l'eccezione che dai suoi spuntavano due antenne piccole e fini. I suoi occhi sono un po' più scuri del solito azzurro degli altri, perché lei è ancora giovane., e la sua vita sembra la mia.
Lei è la Laura parallela al mio universo. Ed io non so ancora spiegare la mia scoperta, la sua esistenza e il tempo che cambia da una parte all'altra. Quello che so, da un anno a questa parte, è che ogni volta che il filo si scioglie, i miei occhi si socchiudono e i miei piedi tornano a calpestare la moquette della mia stanza, io non posso fare a meno di sorridere per questi attimi infiniti che sembrano così estemporanei.



Maura Gallinari  IV SIA

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