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lunedì 7 maggio 2018

Conoscere per prevenire


Il giorno 9 aprile 2018 presso l’istituto Emanuela Loi di Nettuno si è svolto l’incontro sul progetto sulla legalità con il Cavaliere dott. Pescuma. Al termine di questo incontro è stata svolta un’ intervista al dott. Pescuma svolta da alcuni studenti della classe  quinta B AFM, sulle   tematiche affrontate durante la giornata, ovvero i temi di alcool, droga, sicurezza stradale e bullismo.
D:  Da dove nasce la passione per questo lavoro e per questo progetto di legalità?
R:  La passione per questo lavoro nasce dalla tipologia di lavoro fatto nella vita, e da quello che si è sviluppato nel proseguo della mia attività lavorativa. Lavorando nella polizia, nel tempo, mi sono dedicato alla formazione, in genere, prevalentemente per gli adulti, ma durante la mia carriera ho incontrato un parroco che mi ha chiesto di spiegare l’effetto dell’alcool ai giovani, cosi questo è stato un modo entrare nel mondo dei ragazzi e parlare di droga, alcool, e sicurezza sulla strada, argomenti pertinenti e di competenza del mio lavoro. Inoltre essendo volontario nella croce rossa mi occupo della formazione e protezione della salute e la salvaguardia soprattutto dei giovani, ed essendo esercente avvocato e competente nella sicurezza stradale è stato possibile trattare queste tematiche nel loro insieme.
D: Alcool, droga e sostanze simili vengono usate da molti giovani di oggi, secondo lei è possibile eliminare la droga che c’è in circolazione?
R: L’eliminazione della droga è come volere eliminare a tutti i costi il ladro o una pianta; la verità è che più che eliminare il problema è convincere le persone che questo problema va evitato, attraverso l’educazione, la formazione, perché il problema non sono le piante ma è come si fa uso quest’ultime; e sostanzialmente non vale la pena combattere mettendo degli argini alla diffusione o distribuzione di cui la legge già si occupa, ma l’importante è far capire le conseguenze a chi ne volesse fare uso; perciò il giovante talvolta si ritrova in condizioni di non poter far fronte ad una situazione perché l’effetto è a lui ignoto, quindi oggi l’obiettivo è stato quello di poter fare formazione e dare informazioni per chi non conoscesse questi effetti. Combatterle o eliminarle è pressocché impossibile.
D: La scuola oggi è il soggetto attraverso il quale si fa conoscere la cultura della legalità ai ragazzi, ma anche dopo averla conosciuta, i giovani di oggi continuano a vivere come prima, cioè continuare ad utilizzare queste sostanze. Perché secondo lei? Forse la scuola non riesce a pieno a raggiungere il suo scopo di educatore?
R: La scuola è una delle componenti di educatore, tant’è che la scuola in quanto tale nella sua azione di didattica e di cultura abbia già il suo gran da fare. Una cosa che oggi è svolta poco è l’intervento della famiglia, perché è in seno alla famiglia che partono alcuni comportamenti e vengono a loro volta alimentati. Perciò anche se la scuola come ruolo di educatore ha docenti specializzati, non per questo si può pensare che da sola sia la soluzione. Quindi la scuola, le istituzioni, il volontariato e i stessi teenegers, insieme possono essere la soluzione di questi problemi.
D: Secondo lei, l’imposizione di punizioni per chi fa uso di queste sostanze, può porre fine all’uso di esse?
R: La punizione nel nostro sistema giuridico ha come obiettivo e funzione il recupero, inoltre ha lo scopo di cercare di coinvolgere il trasgressore a renderlo cosciente che sta sbagliando condotta. Infatti la sanzione ha come fine non punire chi ha provocato il danno ma cercare di recuperarlo nella buona condotta e per fargli evitare di commettere in futuro lo stesso errore. Infatti quando l’avvocato ha parlato degli omicidi stradali si è avuta la percezione precisa del comportamento da adottare.
D:  Per quanto riguarda il bullismo, come noi giovani possiamo preventivare questo fenomeno, dato che nella società di oggi chi si sente diverso da un gruppo viene estraniato da esso?
R:  Il bullismo è un tema che oggi fa molto clamore, fortunatamente oggi è molto parlato sia nelle scuole che su internet o nei telegiornali. Precedentemente la professoressa Borrelli mi ricordava che prima questo argomento era come un tabù, perché secondo il pensiero di allora parlare di bullismo voleva dire alimentare il bullismo, ma questo è falso, perché alla base della formazione c’è l’informazione. Oggi ad esempio la dott.ssa Nardini vi ha mostrato attraverso un video, “un diverso”, con un messaggio chiaro, ovvero che ci deve essere la presa di posizione anche da parte del diverso e come ho introdotto il mio discorso all’inizio, alla base di tutto ci deve essere il rispetto. Inoltre la cultura comune e il senso comune aiutano molto, perché fare appello anche agli spettatori del bullismo. Ho detto anche oggi che il bullismo ci interessa sia come bullizzati che come bulli, perché anche chi non lo riceve il bullo come atto di destinazione lo subisce indirettamente, perché o è un aggregato, o è uno che soffre intorno o è uno che non può fare nulla perché il bullo glielo impone. Anche le famiglie soffrono di avere il bullo in casa perché hanno delle ripercussioni, che possono essere a carattere penale, infatti c’è una gran differenza tra la minaccia e la ragazzata, tra l’estorsione e la stupidaggine, fatte in vario modo ma con valenze diverse. Inoltre non appena si diventa sedicenne non si palra più di ragazzata ma di minaccia, ingiuria o di istigazione all’omicidio. Perciò preventivare significa fare cultura, ovvero parlare, perché c’è un mondo pronto ad ascoltare.
Cogliamo l’occasione per ringraziare il Dott. Pescuma, la dott.ssa Nardini e l’avvocato Pescuma Denni, per la loro disponibilità, per il lavoro svolto con molta dedizione ma soprattutto per la loro cordialità nel rispondere alle domande poste  dallo studente Alessandro Lanzuisi della classe 5B afm, con il supporto della professoressa Borrelli e la professoressa Sacco che hanno curato il progetto.
Lanzuisi Alessandro 5B afm


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